Questo articolo è stato scritto il 21 Dicembre del 2012, quando avevamo ancora il nostro vecchio blog.
E’ ancora attuale e lo riproponiamo, sicure che la strada che porta alla serenità, per una donna, passa anche attraverso la cura e l’amore per se stessa.
Oggi sono andata da Stefania, la mia amica estetista, per farmi mettere il gel alle mani .
Mentre mi stava mettendo un bellissimo smalto/gel rosso natalizio (una tradizione, per me, a Natale) e stavamo facendo le nostre solite chiacchiere fra donne, mi ha chiesto seriamente: “Mi spieghi cosa c’entra il turismo con l’autismo?”
Bella domanda.
Una domanda di cui io e Chiara conosciamo la risposta.
Ma siamo state sufficientemente chiare con chi ci legge?
Forse no, per cui vorrei tentare di farlo ora.
Quando ho scoperto che mio figlio era autistico ero disperata.
Poi ho conosciuto altre famiglie, altre mamme di bambini, ragazzi ed adulti autistici, e un primo sollievo c’è stato. Il sollievo di avere qualcuno con cui condividere dolore, difficoltà, lotta, emarginazione, solitudine, isolamento. Il sollievo di avere un nuovo, sconosciuto ghetto di cui fare parte. Il ghetto è sempre meglio della solitudine che ci pervade quando ci dicono che nostro figlio è autistico. Una solitudine che penetra anche nella famiglia stessa e allontana spesso persino marito e moglie.
Poi, andando ancora avanti, ho conosciuto persone che mi hanno insegnato la solarità e la serenità nonostante la presenza di una persona con autismo. E nel frattempo io sono maturata, sono cresciuta nella rielaborazione di una difficile accettazione.
Un giorno, la rivelazione.
Ero andata alla riunione delle future maestre della prima elementare di mio figlio Nicola e, per la prima volta, dopo tanto, tanto tempo, mi ero distratta per quasi un’ora dal pensiero ossillante di Luca e mi ero lasciata coinvolgere dalla meravigliosa normalità della riunione: due maestre che spiegavano cosa sarebbe stato, la scuola da visitare, le altre mamme da conoscere, l’eccitazione ed il divertimento all’idea del mio primo figlio che avrebbe iniziato la sua avventura scolastica.
Era tanto che non succedeva. Che non mi succedeva di provare delle emozioni positive.
Tutta presa da mille pensieri positivi, da mille sogni di progetti e di felicità sono montata in macchina.
Dopo un pò, all’improvviso, come sempre accade quando la realtà dimenticata per un attimo ci torna alla mente, mi sono sentita in colpa. In colpa per la mia felicità. In colpa perchè avevo dato per scontato che Nicola avrebbe avuto una speranza di felicità e Luca no.
Mi sono sentita come Rossella O’hara, l’eroina di Via col Vento, il romanzo che ho letto la prima volta a otto anni, che poi ho riletto mille altre volte e di cui ho visto il film altrettante volte.
Come Rossella, che giura a se stessa di non volere mai più soffrire la fame da quel momento in poi, io ho giurato a me stessa che entrambi, entrambi i miei figli avrebbero avuto una speranza di felicità.
E per far questo io, soprattutto io, dovevo essere felice.
E dovevo cominciare dalle cose normali. Dovevo ritrovare la voglia di lavarmi il viso la mattina, di pettinarmi; dovevo sforzarmi di non scegliere a caso i vestiti, dovevo costringermi a non pensare continuamente e continuamente e continuamente la stessa, identica frase: “Se lavorerò ancora un pò con Luca….se lavorerò ancora un pò, ancora un pò, se….”. Se, appunto, se.
Non fraintendetemi: ho lavorato tantissimo, con mio figlio, per anni. E sicuramente è servito. Ma ad un certo punto mi sono resa conto che quello che stavo facendo non dava il giusto equilibrio alla mia famiglia, che, nel frattempo, si era sciolta in una separazione consensuale fra me e mio marito.
Io sono stata per anni la mamma “classica” di un piccolo autistico, quella che ha spalle talmente forti da prendere su di sè un peso enorme e portarlo avanti senza lamentarsi; quella mamma che lotta, lotta, lotta per suo figlio come una leonessa senza lasciarsi andare nemmeno per un minuto alle frivolezze della vita.
Lo sono stata. Poi ho pensato che non ero felice e non ero un modello nè per Luca nè per Nicola.
E ho cominciato a cambiare e a diventare normale; ho accettato i miei momenti di stanchezza, di fragilità, di squilibrio come momenti che ognuno ha diritto di vivere, anche la mamma di un bambino autistico.
Ho accettato di essere io normale, come tutte le mamme di questo mondo. E ho provato gioia a ritrovare le piccole felicità della vita tanto comuni a noi donne.
E’ per questo che se oggi mi sono messa uno smalto rosso alle unghie, o se ogni tanto vado dal parrucchiere, o passo davanti ad una vetrina e a bocca aperta ammiro un vestito nuovo, o compro un rossetto nuovo ed ho cominciato a truccarmi…è per questo che se faccio tutto questo oggi non mi sento più in colpa.
Io e Chiara vogliamo, lo abbiamo detto tante volte, parlare di turismo e di tutto quello che lo coinvolge: non solo la moda per noi donne, ma anche la musica, il teatro, la cucina, la pittura, la poesia, lo sport, la natura e mille, mille altre cose.
Ed io, in particolare, voglio con dolcezza prendere per mano tutte le famiglie a cui il cielo ha affidato un meraviglioso, innocente bimbo autistico e portarle col tempo a”vivere” di nuovo le cose che hanno amato prima che la loro vita si interrompesse per un pò.
Voglio trasmettere quello che io ho imparato e cioè che anche un bambino autistico può essere felice.
E questa spettacolare, magnifica rivelazione di speranza, è la chiave per una nuova, normalissima aspettativa di futuro.
Elisabetta Tonini
on Dic 21st at 23:13
Brava! Hai imparato a volerti bene (e adesso hai addosso qualcosa di rosso per festeggiare l’ultimo dell’anno.
on Dic 21st at 23:35
Ahahahahah già, proprio così Sebastiano……!!!!!!
on Dic 24th at 20:39
bellissimo,buon natale e felice anno nuovo a tutti!! 🙂
on Dic 24th at 21:09
Stefy CIAOOOOOOOO!!!!!!! Che onore, la mia amica ed estetista, quella che mi ha messo lo smalto rosso, che ci legge e commenta!!!!! Baci e abbracci a tutti e specialmente a Sofia e alla piccola Silvia…
on Gen 26th at 12:57
Articolo molto bello, nel quale spieghi benissimo lo spirito di questo blog. Complimenti!
on Gen 26th at 19:19
Grazie, Marco!
on Mag 5th at 18:18
Elisabetta …tu colpisci sempre al centro!!!io pure a volte sembro una zingarella….ma da domani cerco di migliorarmi un pò….perchè me lo merito. adesso ho voi
on Mag 5th at 19:12
Hai presente la pubblicità della Oreal “Perchè noi valiamo”? …..ecco….dobbiamo ripetercelo un pò più spesso, e soprattutto pensare che i nostri figli hanno più bisogno di una mamma sorridente e serena che di una mamma esaurita e distrutta….
Grazie di averci letto e….si, si….adesso tu hai noi, e….noi abbiamo te! l’amicizia tra donne è travolgente, infonde energia ed è per sempre!
Elisabetta e Chiara
on Mag 7th at 13:20
Ben tornata eli. La vita e’ fatta x essere vissuta a tutto tondo noi donne spesso ci annulliamo siamo bravissime in questo.
Ci puniamo, ci sentiamo in colpa, ma non ci manca la forza x guardarci dentro.Il tuo smalto rosso e’ la passione x la vita quella che tu hai sempre avuto. Ben tornata piu’ ricca e piu’ bella di prima!
on Mag 14th at 19:13
Ciao, amica mia….
grazie per tutto quello che hai scritto…Tu mi conosci da sempre e, fondamentalmente, e nonostante tutto, sono sempre la stessa ragazzina di allora. Sono tornata, si, proprio così! Un abbraccio enorme, sono felice di averti ritrovata e ora non ti mollo più!
on Mar 20th at 14:20
Ecco perche’ ci siamo “piaciute” subito, leggendo questa bellissima testimonianza, mi e’ sembrato di rivivere il mio percorso …. Anch’io ad un certo punto (di non ritorno) ho “deciso” di vivere; e’ un lavoro durissimo, ma ne abbiamo tutto il diritto perche’ esistiamo! Nel mio piccolo, attraverso l’impegno che mi e’ stato assegnato all’interno dell’Ass.ne, cerco di essere un’esempio per tutte le mamme che ancora oscillano come delle foglioline di qua e di la’……… <3