Per tanto tempo si è perseguita la logica del “carmina non dant panem” (motto latino che sta a significare che con la letteratura e la poesia non ci si arricchisce). Ora, in epoca di crisi economica “di tipo sistemico e non solo emergenziale” (tradotto: non è una crisi passeggera ma sta cambiando il mondo) abbiamo un’occasione unica: rivedere a fondo il modo in cui abbiamo vissuto fino ad ora, prendere ciò che di buono abbiamo fatto e buttare a mare i nostri errori.
Io mi sento un pò come nel mezzo di un trasloco: mi guardo intorno, tante le cose inutili, sbagliate, insulse che ho negli anni accumulato e che, per abitudine o pigrizia ho continuato a tenere; poche, ma solide, quelle positive che devo portare con me.
Cosa di sbagliato abbiamo fatto, in Italia, dalla seconda guerra mondiale in poi?
Credo che, per gratitudine o pigrizia, abbiamo semplicemente riprodotto il sistema capitalistico che gli Stati Uniti ci hanno offerto su un vassoio d’argento. Potevamo, allora, scegliere una strada italiana di sviluppo e invece abbiamo scelto un modello industriale standard “tout court”; non abbiamo valorizzato al massimo le nostre bellezze naturalistiche ed artistiche e, in molti casi, il nostro turismo non ha saputo “accogliere” il turista nella maniera giusta (quante volte, nei sondaggi tra i potenziali visitatori extra-europei l’Italia era indicata come prima meta, per poi essere superata da Francia, Germania o Inghilterra che, a parità di costi, offrivano maggiori servizi?).
Avremmo potuto fare molto di più e la colpa è nostra se la nostra industria turistica non ha ancora la dignità che si meriterebbe con il suo 9% circa di contributo al Pil italiano e con il suo 10% di occupazione nazionale; e la musica, la letteratura, la pittura, l’arte in generale, unite a tutte le bellezze naturali ed artistiche che abbiamo non sono ancora considerate come una parte consistente , che può crescere, dell’economia del nostro Paese.
Il nostro turismo ha capacità ricettive enormi, e può aumentarle. Possiamo usare ogni piazza, stradina, teatro, scuola, museo, ponte, parco e mille altri luoghi come palcoscenico all’aperto per manifestazioni di ogni tipo, indirizzate a persone di ogni tipo: bambini, anziani, giovani, famiglie, italiani e stranieri.
Dobbiamo solo farlo, e nella maniera giusta. Con qualità e coordinamento. Con attenzione al turista e senza desiderio di guadagni stratosferici, che comunque non ci sarebbero.
Il vero guadagno si ha nella qualità di vita che si sostiene mentre si è impegnati a raggiungerlo. Se si comprende a fondo questa verità tutto è possibile.
Elisabetta Tonini