Finalmente ci siamo: il primo passo è stato fatto. Il nostro Istituto, anche quest’anno, promuove vari progetti in tutti i suoi plessi. All’ “Ungaretti” di Costabissara, in particolare, c’è aria di un obiettivo nuovo, di un programma da perseguire – fuori e dentro la scuola. Martedì 24 febbraio, in una mattinata di fine inverno come tante altre, quel cancello si è finalmente aperto. Faccio un passo indietro: tutto nasce all’inizio di quest’anno scolastico, quando tra i tanti studenti che entrano nelle prime classi della Scuola Media, ce n’è uno un po’ più alto degli altri, un po’ più sorridente, un po’ più speciale. Luca è in 1A. Lo si vede, a volte, tra i corridoi; altre volte lo si sente, semplicemente. Magari anche fischiettare. Quel che è certo, è che molto spesso lo vediamo di buon umore – lui e noi che con lui ci lavoriamo quotidianamente. È difficile, per me, nascondervi che ogni piccola difficoltà iniziale si sta riducendo sempre più.
In questi mesi, ho imparato più dal contatto fisico quotidiano con Luca che non da ore ed ore di teoria, di libri, di slides. Ho imparato a rispettare i suoi tempi, ad ascoltare i suoi silenzi e le sue richieste fatte con gli occhi, col cuore – certo, anche con qualche fischio. La mia agenda scolastica quotidiana è diventata piena di immagini, di simboli, di spazi bianchi – non per forza da riempire. E ad ogni passo mosso nella direzione giusta, la gioia condivisa con Luca che prende forma di una faccina sorridente – che, da quest’anno in avanti, per me non sarà più un semplice emoticon. Ho imparato che esistono mille modi di comunicare. Anche senza aprire bocca. Ci sono molti modi di approcciarsi, professionalmente e umanamente, all’autismo.
Senza averne la minima paura.
E poi c’è quel cancello finalmente aperto … Prima del cancello però c’è un programma, vari incontri, molte chiacchiere, tante idee, alcune perplessità e mille soluzioni. Perché tutti, all’Istituto Comprensivo di Costabissara, remano dalla stessa parte. Il progetto “Conosciamoci” prende vita così, tra un’email, una comunicazione scritta e alcune correzioni in corso d’opera, tra un incoraggiamento e un’autorizzazione da dettare agli studenti. E poi c’è la formazione, snella e briosa – per nulla noiosa – e quelle slides, quelle immagini, quelle parole che vanno dritte non alle orecchie dei compagni di Luca, ma al loro cuore. Perché li vedi attenti, tutti. Perché li vedi prendere appunti sull’autismo, porre domande e pretendere le giuste risposte.
Perché loro, i compagni di classe di Luca sanno che questa è un’esperienza esaltante e formativa. Perché ognuno di loro, sin dal primo giorno di scuola, aspetta la campana della seconda ora per vederlo entrare in classe. E in quel “batti cinque” (ormai diventato un rituale quotidiano!) non c’è solo un semplice saluto. E invece in quel “Oggi Luca è assente” non c’è solo una semplice comunicazione da annotare sul registro di classe. Così come quel cancello aperto, quel giorno, non era solo una semplice passeggiata … Ma prima che si aprisse quel cancello c’è stata molta acqua che è passata sotto i ponti – fortunatamente senza far danni!
Insegnanti, collaboratori, terapiste, esperti esterni, genitori consapevoli e coraggiosi – tutti sotto la supervisione volenterosa della Dirigenza del nostro I.C. “Conosciamoci” è un progetto che riguarda Costabissara e l’intero territorio adiacente, che potrebbe dar vita ad un circolo virtuoso fatto di conoscenza, sensibilizzazione e apertura all’autismo. In una sola espressione: Costabissara autism friendly. Noi tutti ce lo auguriamo. Le ripercussioni possibili, a medio e lungo termine, anche in termini di richiamo turistico e di visibilità mediatica (le due cose sono da intendersi di pari passo…) sono facilmente immaginabili. Ma la cosa che più preme sottolineare è che si avrebbe, forse per la prima volta, una vera strada maestra nel percorso, ancora lungo, di piena ed effettiva integrazione tra territorio, scuola e abilità diverse.
C’è anche tanto altro da vivere e da provare, al di là di quel cancello. Tutti pronti: c’è Luca, Giovanni, Giorgia, l’Ipod carico come non mai, e i primi compagni che, a turno secondo un calendario prestabilito, faranno da supporto a questo compagno un po’ più alto di loro.
Si attraversa la strada. Libero, a sinistra. A destra, fermi. Si arriva poi in uno degli esercizi commerciali che, a turno, riceverà “la visita” di questo gruppo. L’ultima prova prima di entrare. Un po’ di ansia, negli studenti. Ma al di là di quella porta, ogni paura passa via veloce come un fulmine. Poi si ritorna in classe, e quel timore leggero che avevi prima di uscire si trasforma in voglia di raccontare l’esperienza, voglia di condividerla, voglia di gridare a tutti che sì, almeno per una volta, l’hai vissuta sulla tua pelle la lezione di “cittadinanza attiva”. Un momento di crescita fatto di gesti e non di pagine da studiare, di una stretta di mano sincera che ha provocato un sorriso, di un “batti cinque” di felicità, di un gruppo che cresce, di un legame che rimarrà sempre più. E noi educatori, almeno per una volta, abbiamo controllato tutto ma osservato in silenzio. Perché l’emozione, quella che non ti fa parlare, ce l’avevamo dentro noi, non i ragazzi.
Prof. Giovanni Manna, insegnante di sostegno di Luca
Giovanni Manna